Il Tempio Delle Nostre Fragilità – Stare Nel Tempo

FOTOGRAFIE DI LUCA BRONZI

Il Progetto

Il tempio delle nostre fragilità – Stare nel tempo

La performance nasce come prima tappa della trilogia Stare nel tempo, all’interno di un progetto di teatro comunità che lavora sulla biografia dei protagonisti. Questo spettacolo ha avuto diverse fasi di studio arrivando nella sua forma compiuta solo a settembre 2018.

Parte del percorso artistico inizialmente consisteva in un vero e proprio atelier di ricerca in cui l’intenzione drammaturgica primaria fosse quella dell’elaborazione personale del vissuto quotidiano di ognuno dei partecipanti allo spettacolo.

Le storie degli attori (Alessandra, Céline, Marianna, Roberto e Zahira), attraverso un lungo percorso di improvvisazione e prove, si sono trasformate poi in racconti poetici, o di finzione, sotto forma di monologhi o conversazioni.

Nell’autunno dello stesso anno è stato invitato presso la Cartoucherie di Parigi, all’interno di un festival teatrale organizzato dall’Università Paris 8, dall’Associazione ARTA con la collaborazione del Théâtre du Soleil.

Cinque personaggi, tra i 40 e i 60 anni, si trovano a raccontare la propria relazione con i genitori, i fratelli, la famiglia in un luogo in cui devono sistemare, conservare, riorganizzare gli oggetti della vita dei propri cari. Si trovano così a dover ripensare alla propria vita. Dolori, accuse, cattiverie, cinismi, passioni.

Un crescendo di stati d’animo dolorosi ma anche segnati da momenti di allegria e leggerezza.

La regia dello spettacolo teatrale è a cura di Maria Grazia Agricola e Duccio Bellugi Vannuccini. In scena e autori: Marianna Barbaro, Zahira Berrezouga, Roberto Giraudo, Céline Schlotter e Alessandra Simone.

Si ringrazia per la collaborazione Alba Galbusera.

Stare nel tempo – Trilogia in divenire

Nel 2018 nasce l’idea di costituire una trilogia di spettacoli denominata Stare nel tempo.

Questo trittico di progetti vede come aprifila Il tempio delle nostre fragilità spettacolo nato nel 2015 che lavora sul bagaglio narrativo familiare di ciascuno: la relazione coi propri genitori è fulcro centrale dello sviluppo della drammaturgia e fa convivere in scena cinque personaggi che vanno dai 40 ai 70 anni.

Il secondo spettacolo della trilogia è I nostri giorni felici, adattamento di comunità del testo di Samuel Beckett.

Il gruppo di attori debutta nel 2018 al Teatro Marchesa. In scena dieci persone recitano dalle proprie tane, luoghi sicuri da cui non escono se non in poche e brevi occasioni.

Sono i due giovani ragazzi stranieri che, spinti dai versi dell’amore di Shakespeare, aiutano le passate generazioni a uscire qualvolta, con la testa incuriosita, dal proprio nascondiglio personale.

Ecco così un altro progetto che veicola il tema delle relazioni intergenerazionali.

Giovani ragazzi stranieri si rapportano alla generazione di uomini e donne italiani tra i 60 e gli 80, in un miscuglio di parole delle quali è difficile capire la reale provenienza. Sarà Beckett? Sarà Shakespeare? Sarà Nuccia?

Infine, nel 2018, nasce la possibilità di avviare un percorso drammaturgico con quattro giovani attori tra i 25 e i 35 anni e si decide di iniziare a lavorare con loro sulle immagini
dell’infanzia.

Nasce così un primo studio de Il nostro posto.

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