Testimonianze dal confino – Visto dagli altri

• Choros Comunità •

Resilienza. È la prima parola che mi salta alla mente quando penso a Testimonianze dal Confino, il laboratorio di Teatrocomunità di Chòros in tempo di pandemia. Pensavo che il teatro fosse imprescindibile dalla fisicità, che significasse esprimere ed esprimersi utilizzando parole e corpo, un’interazione necessaria tra testo e gesto, che si completano a vicenda.

Il lockdown ha tagliato fuori una parte fondamentale dell’esperienza teatrale, rendendola, ai miei occhi, impossibile da vivere e praticare. 

Invece ho dovuto ricredermi. Teatro è raccontarsi, e la comunicazione difficilmente incontra ostacoli, se non quelli imposti da noi stessi. Mi è stata proposta una forma di fare teatro diversa da quella che conoscevo e conoscevamo, una forma che ci ha costretti a raccontarci con i mezzi e gli strumenti che avevamo, ossia internet e la nostra voglia di sentirci gruppo. 

Ho amato la capacità di adattamento del team di Chòros Comunità, che ha reinventato il modo di fare teatro, proponendoci una modalità alternativa di fare quello che per me era fattibile seguendo una sola e unica strada. D’un tratto hanno acquisito un senso le parole di Maria Grazia durante il nostro primo incontro, ossia che il progetto può modificarsi in ogni momento perché è lo specchio della realtà che rappresenta, e ogni comunità è in continuo divenire.

Proprio questa è la specificità del Teatrocomunità.

L’isolamento da tutti noi è stato subito, guardato con sospetto, vissuto, compreso, odiato e amato a fasi alterne. E dopo averci preso confidenza abbiamo deciso di farlo diventare il punto di forza del nostro progetto, trasformandolo in una ricchezza. Ci abbiamo tessuto attorno i nostri vissuti e le nostre emozioni, lo abbiamo osservato dai punti di vista di ciascuna delle persone che ha intrapreso questo viaggio, lo abbiamo agghindato e abbiamo imparato a vederci dentro una bellezza immensa. 

La forte connessione e il senso di gruppo che ho sentito durante questo progetto a distanza ha dimostrato che la capacità di reinventarsi è la linfa di ogni comunità, piccola o grande che sia, e che la bellezza consiste proprio nel cavalcare l’onda, accogliere a braccia aperte tutto ciò che bussa alla porta e cucirselo addosso, renderlo comodo, indossare il sorriso migliore e passeggiare per le vie della vita con le nuove conquiste.  

E visto che la condivisione è il nutrimento di ogni comunità, siamo impazienti di condividere il nostro percorso con il mondo di cui siamo parte, riorganizzando modi, tempi e spazi o creandone di nuovi.