Dal movimento alla tragedia

• Choros Comunità •

Il 18 e il 19 gennaio 2020 si è tenuto, presso il Teatro Cascina Marchesa di Torino – Corso Vercelli, 141, lo stage Non di sole parole hai bisogno condotto da Giulietta De Bernardi di Scarlattine Teatro. 

Lo stage si inserisce all’interno di Biografie di una generazione, percorso formativo organizzato dall’Associazione Choròs – TeatroComunità con l’intento di condividere pratiche differenti di teatro comunitario con attori, operatori sociali, formatori e persone interessate. 

Il 10 gennaio 2020, al Teatro Marchesa, Giulietta De Bernardi si presenta così al pubblico di potenziali studenti e corsisti:

Sono fondatrice della Compagnia Scarlattine Teatro, che ha sede in Lombardia. Sono attrice, formatrice e regista. Sono partita come attrice. Ero determinata a rimanere nella scatola nera del teatro. Qualcosa, poi, ha cambiato la mia vita: il lavoro in Kosovo. Finalmente il teatro fuori dalla scatola nera: […] ha aperto questa porta del teatro nel mondo! Attualmente lavoro con disabili, stranieri e bambini. 

Intendiamo, dalle sue parole, che se c’è una cosa che Giulietta ama, quella è proprio la danza.

 […] adoro ballare, chiunque possiede la propria danza. 

Un lavoro, il suo, che parte dal corpo: risveglio del corpo prima e risveglio della mente, dopo. Insomma, il suo è un teatro che nasce dal gioco e dal ballo. Ci guardiamo e ci ricordiamo che sì, è proprio questo che caratterizza il suo modo di lavorare. Ma quale è il modo? La sua formazione, probabilmente, l’ha aiutata a impostare i propri laboratori partendo da improvvisazioni guidate e, da lì, cercando di dare direzioni e, talvolta, titoli. Ma a Giulietta non piace parlare di metodologia o struttura. 

Mi piace anche un po’ deviare e incontrare delle storie già esistenti e riconoscere l’universalità delle stesse. […] Ogni storia parte da un io e poi, da un incontro con gli altri. Ma come individuare questi elementi universali?

Forse l’utilizzo di una tragedia potrebbe aiutare nell’individuazione di questi elementi? Ci parla, così, di Antigone e del suo desiderio di poter, in occasione dello stage, lavorare su questa incredibile tragedia.

Del lavoro di Giulietta, parla anche Maria Grazia Agricola, direttrice dell’Associazione Choròs:

[…] Giulietta lavora con la psichiatria, la disabilità […] e abbiamo potuto constatarne la bellezza durante la X Edizione del TeatroComunità in Festival. Abbiamo potuto constatare una pienezza di gioia, in loro. Il teatro dovrebbero farlo tutti […]. Chi è l’utente? Chi l’educatore? La grande sfida è lavorare con entrambi e superare i pregiudizi, nella direzione di mettersi sullo stesso livello. 

Maria Grazia allora ha parlato di un corpo rimasto indietro rispetto a una mente in continuo avanzamento. Stupiscono le sue parole di allora, perfettamente in linea con la quarantena che ci tiene ancorati a noi stessi e alle nostre abitazioni

La sfida del corpo è trattenersi qua

Appunti di un weekend in movimento

Bisogna partire dal Sé, dal corpo. Cosa siamo? Cosa sono? Io sono quello che posso toccare, vedere e sentire. Io sono corpo.

Per arrivare ad essere un corpo pronto a ricevere, ad ascoltare e a reagire, devo cercare di svuotarlo dai rumori e dai pensieri del mondo esterno. Il conduttore, a seconda del gruppo che ha davanti, deve mettersi in ascolto. Il conduttore deve essere pronto a recepire la strada più giusta: davanti ai bambini probabilmente il gioco imitativo, senza parole, può essere la via; con gli adolescenti forse è necessario un momento di rilassamento oppure decisamente dinamico. 

Il risveglio del corpo

Si deve partire, sempre, da un rilassamento da terra o in piedi. Bisogna proporre giochi che risvegliano l’attenzione, l’azione e la reazione. Bisogna allenare il ritmo del fare e ricevere, fare e ricevere.

La musica

La musica risveglia la danza del corpo, prima nelle sue singole parti, e poi del corpo nella sua totalità. Il corpo reagisce istintivamente all’ascolto della musica e, la sua risposta, cambia a seconda di quello che si ascolta. Così, la musica, ti porta in 5 ritmi che attraversano 5 movimenti differenti: fluido, staccato, caos, lirico e silenzio. Ognuno ha il proprio movimento, ma solo quando si arriva ad abitarlo nella sua pienezza, è pronto alla relazione con gli altri. Dal cerchio, in relazione ora, si arriva alla voce come prolungamento delle singole parti. Senza preannunciarlo, entriamo con essa nei 7 risuonatori: cassa toracica, nuca, testa, naso, bocca, gola e petto. Così la prima parola: il nome! Il nome, sostenuto dal corpo, può essere attraversato da uno stato d’animo e quindi da un emozione.

A questo punto si scopre lo spazio.

Lo spazio

Il corpo entra in relazione allo spazio e agli altri partecipanti al laboratorio. Riempire i vuoti con i corpi che, in ogni loro singola parte, muovono lo spazio: L’obiettivo è andare nei vuoti, ampliando l’ascolto e l’attenzione.

Ed ecco che si ritorna al singolo. Ognuno porta la propria camminata a un eccesso e si ritorna a muoversi in relazione a una musica. In questo momento il gruppo inizia a diventare un coro che,  attraverso il principio di imitazione, comincia a trasformarsi in altri corpi. Dal coro può avvenire la prima relazione: la coppia. Giochi di coppia sono ad esempio lo specchio, il massaggio, la conduzione ad occhi chiusi, le statue e i balli.

L’improvvisazione

I partecipanti, divisi in piccoli gruppi o ognuno singolarmente, seguono contemporaneamente la guida attraverso l’improvvisazione: titoli o parole legate al tema o al testo che si desidera indagare, sono elementi essenziali della guida nell’improvvisazione. In questo caso indaghiamo la biografia e, di conseguenza, le diverse identità in relazione a un coro. La relazione diventa imitativa, ripetitiva e rafforzativa. L’astante si pone in opposizione o come diretto interlocutore.

Ogni partecipante arriverà a creare una propria partitura, diretta conseguenza del concatenarsi delle azioni, dei movimenti e degli stati d’animo stimolati durante l’improvvisazione. Essendoci la dimensione di coro, tutti sono coinvolti sempre, anche quando l’azione è portata avanti da un solo partecipante. La musica, nel controllo di chi è esterno al lavoro, è uno strumento di aiuto in questo tipo di lavoro ma il coro è indipendente e può esplorare da sé la relazione tra tutte le partiture. 

Il testo

Se si vuole aggiungere un testo o delle altre parole, provo ad appoggiarlo alla partitura creata (partitura fisico-corporea che ho abitato con musiche differenti).

La performance

L’ultima fase del lavoro è il montaggio di tutto il materiale raccolto e di tutte le esplorazioni effettuate e la preparazione per l’evento di restituzione. Il teatro è lì: incontrare lo spettatore.

L’improvvisazione è lavorare sul presente. Il teatro, nel bene e nel male, è lì quel momento e poi via!            Giulietta De Bernardi

Giulietta De Bernardi

Si forma presso il Centro di Sperimentazione Teatrale a Pontedera, segue stage con danzatori della compagnia di Pina Bausch e attori quali Danio Manfredini, Alfonso Santagata, César Brie, Duccio Bellugi del Théâtre du Soleil. Lavora come attrice in produzioni dirette da registi tra cui Roberto Bacci, Claudio Morganti, Antonio Viganò, Cesare Ronconi, ancora Alfonso Santagata. Lavora nel cinema accanto ad attori come Iaia Forte, Anna Bonaiuto, Isabelle Hupper. Nel 1998 fonda la compagnia ScarlattineTeatro. Qui potete trovare maggiori informazioni sulle attività della Compagnia Scarlattine Teatro.