Testimonianze dal confino – Il progetto secondo i tirocinanti
• Choros Comunità •
Narrazioni dal confino è stato innanzitutto il mio primo assaggio del lavoro di Teatrocomunità che Chòros svolge. Avevo infatti iniziato solo da pochi giorni il tirocinio, quando sono stata invitata a un incontro/laboratorio in videoconferenza con “I Signori”, il gruppo storico che, mi hanno spiegato, in tempi non di quarantena si riunisce ogni mercoledì a Teatro Marchesa.
È stato poi anche il momento in cui ho provato personalmente che cosa vuol dire essere la Benvenuta (con la B maiuscola), nonostante il gruppo, la comunità conosca di solo il tuo nome e la foto profilo su Zoom. Una rivelazione, una splendida sensazione di sentirsi parte di qualcosa di unico e sfaccettato, caldo e accogliente. Un po’ come la nuova arrivata in bella famiglia allargata.
Rileggendo il mio diario, ritornano facilmente alla memoria, nitidi, le immagini e i suoni che hanno animato il mio computer in quei mercoledì pomeriggio di quarantena: le parole e i racconti condivisi, che risuonano; le domande, interessate alle situazioni degli altri, e le battute amichevoli; i silenzi e i sorrisi che accolgono; i “Grazie!”; molte risate e anche qualche lacrima, di tanto in tanto. Come un’orchestra che esegue le arie di qualche compositore barocco, tra tempi andanti, vivaci e allegri.
A ogni storia narrata, un turbinio di venti che fuoriesce dallo schermo e ti avvolge. Scirocco, maestrale e levante. Come ogni componimento che si rispetti poi, anche questo ha avuto i suoi punti di massima tensione. Quando, nel buio di una sala da concerto chiudi gli occhi, appoggi le spalle sul velluto rosso della poltrona e ti prepari per godere al massimo i virtuosismi che, da lì a breve, ogni strumento suonerà. Questo momento è stato per me quello in cui ho condiviso la mia lettera. Ho chiuso gli occhi e ho scritto il racconto della mia quarantena, ho pianto e sorriso.
Il giorno prescelto, ho preso un bel respiro mentre tutti mettevano il muto al quadratino con la loro foto; ho cercato di trattenere quel momento in cui tutti erano lì per ascoltare la mia storia, virtuali e presenti. Una sensazione mai provata, dettata certamente dall’urgenza di narrare e di accogliere le esperienze e i vissuti di questo periodo.
Lo spettacolo orchestrale che è stato Narrazioni dal confino ha avuto molti momenti di forte e fortissimo. Uno per ogni racconto. Non trovo altre parole per descrivere questi incontri. Potete solo immaginarvi al buio, su quella poltrona di velluto… a distanza di sicurezza e con le mascherine ovviamente!