Testimonianze dal confino – Il progetto secondo i tirocinanti

• Choros Comunità •

Il percorso di tirocinio non è stato solo un’attività professionalizzante, ma anche un’esperienza di vita. 

Conoscervi attraverso i racconti del vostro passato mi ha permesso di legarmi ancora di più a voi ascoltando le vostre emozioni profonde. 

Ognuno di voi rappresenta un universo pieno di  emozioni e storie di vita concrete e reali. 

Avete raccontato i vostri ricordi con dovizia di particolari e con un trasporto immediato che arriva dritto al cuore e riempie l’anima.

Tutto ciò mi arricchisce e questa ricchezza è un vostro dono e per questo vi ringrazio. 

Ho incominciato il mio tirocinio da psicologo a novembre e ho iniziato a scoprire i laboratori del mercoledì con i signori con grande interesse. Non è stato facile lasciarsi andare, ma lentamente sono entrato a far parte di una Comunità che mi ha accolto con calore. Nei laboratori abbiamo usato corpo, voce, parole e movimenti per entrare in relazione.

Poi il lockdown e tutto si è interrotto: dopo il nulla, abbiamo ricominciato a incontrarci, a distanza. Improvvisamente corpo, voce e movimenti non c’erano quasi più.

Abbiamo cercato di colmare questa distanza, di dominarla se vogliamo, con gli strumenti della tecnologia, con Zoom e Skype. I Signori mi hanno sorpreso: Mariella, Giovanna, Mimmo e tutti gli altri hanno avuto la flessibilità di adeguarsi come non mi sarei aspettato.

Abbiamo ripreso i nostri incontri, il mercoledì. Che strano vedersi solo attraverso lo schermo del computer, lo stesso computer con il quale, il resto del giorno, “telelavoravo”.

Eppure le dinamiche non sono cambiate: le persone mi sono sembrate proprio quelle che avevo lasciato qualche tempo prima. Giovanna con la sua forza, Mimmo con la sua ironia, Mariella con i suoi modi accoglienti… Solo più distanti, fisicamente.

L’urgenza di raccontarci ci ha spinto a scrivere “Lettere dal Confino” attraverso le quali ho conosciuto tutti un po’ meglio. Credo che questa possibilità non l’avrei avuta. Nelle lettere, e nelle voci rotte e tremanti, di chi ha un po’ paura e un po’ voglia di vivere, ci siamo lasciati andare scoprendo spiragli profondi di intimità. L’effetto è stato catartico ma soprattutto emozionante e liberatorio. Spero, come per me anche per tutti gli altri.

A luglio ci ritroveremo a teatro, o meglio, fuori dal teatro, all’aperto, nel rispetto di tutte le misure di sicurezza. La voglia c’è.